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"Cosa avrà cambiato così tanto Milano per aver cambiato così tanto i milanesi? Io sono nato nel 1960, i miei ricordi seppiati si fermano al 1965, massimo 1968, e secondo me è tutto molto semplice: oggi i locali, siano qui da generazioni o appena planati dal Pakistan, non ce la fanno più a "stagh adrée, e alùra curen sensa savè indùe van" (frase idiomatica che identifica il moto perpetuo milanese, il quale può essere bloccato solo da un ingorgo sulla tangenziale nord). Forse il guaio è che a Milano tutto è diventato evento, scatenando una specie di corrida urbana, fors'anco per la quantità di corna che neanche a Buffalo in Texas (oltre ai sushi bar, in città ci sono almeno tre motel a testa, tutti con giochi di luce, e sia chiaro che parlo per sentito dire). Milano vive di eventi. Anzi, ne sopravvive. Sennò sarebbe più pigra di Napoli. Le servono per svegliarsi. Sono una sniffata di efficienza: le fiere, le Settimane della Moda, il Salone del Mobile... Gli immigrati arrivano a frotte perché fanno lavori che a noi italiani non interessano più, tipo appunto andare al Salone del Mobile." Milano è una città viva e in eterna mutazione. Ma le sue caratteristiche fondamentali sono immutate e riassumibili nel sempreverde Lavoro-Guadagno-Spendo-Pretendo. È su questo assunto che Enrico Bertolino, comico e sagace osservatore della realtà, fa girare "Pirla con me". Perché camminando davanti al Duomo o lungo corso Buenos Aires può davvero farsi strada quella sensazione di stranezza nel sentirsi milanesi...